Arretratore A.T.A.

The Hand of the Monkey/ Febbraio 18, 2023/ recensione/ 0 comments

Recensione dell’arretratore per ammortizzatore Vespa smallframe

[EDIT 20/02/2023: aggiunto paragrafo “Un dubbio da verificare”]

Prendiamola larga.

Chiunque abbia una Vespa smallframe, vale a dire i modelli a telaio piccolo compresa Special, ET3 e le prime PK, avrà notato che esiste un accessiorio ormai comune, denominato impropriamente “anti affondo” (anti-dive in inglese), che aiuta la forcella della Vespa a lavorare in maniera più simile a quelle dei modelli montati sulle ultime PK e su tutti i PX, spostando il piede dell’ammortizzatore al centro del mozzo della ruota.

Ne ho parlato diffusamente qui:

La conclusione a cui sono arrivato usando l’antiaffondo sul mio ET3 è che a mio parere sia una modifica utile e pertanto l’ho mantenuta e ci ho percorso migliaia di chilometri senza problemi.

Ma quali problemi potrebbe mai creare l’antiaffondo?

Ancora, ne ho già parlato nell’articolo menzionato e quindi provo a richiamare il concetto in due parole.

In una forcella smallframe standard l’ammortizzatore si trova in una posizione molto vicina al braccio della forcella e sembra quasi parallelo. In realta l’oscillazione della ruota sulle asperità del terreno varia costantemente la posizione relativa della forcella rispetto al piede dell’ammortizzatore e lo si può vedere bene tramite il movimento del cosiddetto “biscottino”, ovvero la piastrina in metallo sottile che tiene in sede il piede dell’ammortizzatore. Ne risulta che in realtà, pure sembrando l’ammortizzatore parallelo alla forcella, il perno che si trova all’apice dell’ammortizzatore ha un certo grado di movimento e infatti il buco in cui si infila è più largo del perno stesso e associato a due tamponi rotondi in gomma.

Come si può notare nell’immagine qui sopra, in una forcella smontata e senza ruota, quindi perfettamente scarica di pesi, l’ammortizzatore non è veramente parallelo. L’antiaffondo comunque non fa altro che spostare il piede dell’ammortizzatore più indietro, agganciandosi dove vedete il tappo del rinvio del tachimetro e rendendo molto evidente la convergenza ottica tra l’asse della forcella e l’asse dell’ammortizzatore come si nota nella foto seguente.

Ok ma quindi che ci frega di tutta sta premessa?

Ci interessa perchè è successo che ad alcune persone che montavano ammortizzatori YSS con antiaffondo, sia capitata la pericolosa rottura del perno superiore dell’ammortizzatore con distacco dello stesso. Ma indagando un poco più affondo, pare sia successo anche a persone che NON montavano l’antiaffondo. Se ne deduce che il problema era nella qualità costruttiva dell’ammortizzatore. Ma tanto è bastato per far passare l’idea generale che la colpa fosse della piastra antiaffondo che “faceva lavorare storto l’ammortizzatore”. A mio avviso, ribadisco, la colpa non è della piastra antiaffondo, ma ciò non toglie che la vistosa convergenza tra ammortizzatore e forcella non mi piaccia esteticamente e comunque restituire un po’ di simil-parallelismo tra i due elementi è un’idea che mi pare sensata.

Arriviamo all’arretratore

Qualche mese fa vedo sulla pagina Facebook di Andrea Tiscione la pubblicità del suo nuovo prodotto, ovvero l’arretratore oggetto di questa recensione.

L’idea è semplice e ricalca quella della piastra arretratore per l’apice dell’ammortizzatore posteriore che si trova in giro ormai da molto tempo. Non mi dilungo sul perchè serva cambiare un pochino la geometria della sospensione posteriore, ma ho fatto anche questo e sempre per colpa di un prodotto YSS, che comunque sto usando da migliaia di chilometri senza conseguenze.

L’arretratore di Andrea viene venduto da lui stesso al prezzo di 45 euro compresa spedizione, è una soluzione non invasiva e ti permette di ripristinare tutto tornado alla originalità se lo togli. Decido quindi che vale la pena acquistarlo e nel giro di pochissimi giorni ce l’ho in mano.

Il kit consta di una piastra in metallo lavorato, molto spessa, e di minuteria anch’essa di generose dimensioni, evidentemente all’insegna della sicurezza. Il buco al centro della piastra accoglierà la vite e si aggancerà sulla forcella dove prima era imperniato l’apice dell’ammortizzatore, il quale ora invece troverà posto nel foro che nella foto si vede più in alto.

Essendo stato molto impegnato, lascio passare qualche giorno poi ricevo un messaggio da Andrea con un paio di video in cui anticipa che il montaggio del suo arretratore sulle forcelle di tipo più vecchio potrebbe presentare dei piccoli problemi. Nei video spiega come risolverli. Mentre li guardo penso che avendo un ET3 del 1981 probabilmente non mi troverò nella situazione anomala.

L’imprevisto

E invece sono proprio nel caso anomalo. L’immagine seguente spiega molto bene la situazione.

A sinistra vedete una vecchia forcella, in uso anche sul mio ET3 e sulle Special, a destra vedete invece la forcella di ultimo tipo, presente sulle PK. La seconda è esattamente il modello di forcella su cui è stato studiato l’arretratore. Come notate, dove si infila il perno dell’ammortizzatore, il vecchio tipo ha un bordo rivolto verso il basso mentre il nuovo tipo sotto è sgombro e il bordo di rinforzo è verso l’alto. Per montare l’arretratore Andrea suggerisce di montare tre grosse ranelle che facciano da spessore e lo portino alla quota del bordino, come nella foto seguente.

Per la cronaca, ho colorato la piastra per prevenire la possibilità di corrosione e uso solo due rondelle perchè in dotazione all’ottimo ammortizzatore SIP era già presente questa minuteria. Come si vede già nella seconda foto, il tampone in gomma è schiacciato di più a sinistra, ergo l’ammortizzatore è obliquo, ma ci torneremo dopo.

Intermezzo

Succede che aggiungendo le tre ranelle, la vite fornita con il kit risulti ora corta. Vado quindi in uno dei soliti mega centri bricolage, in cui notoriamente non si trova mai una cippa di quello che stai cercando ma ci caschi lo stesso, entri, bestemmi ed esci avendo comunque acquistato qualcosa che forse ti servirà ma che di sicuro non eri entrato per quello. Naturalmente ti porti il campione, ovvero la nostra vite corta, che togli e metti di tasca varie volte per confrontarla con ciò che è in vendita. Come da premessa, non trovo nulla di adatto, benchè si tratti di una banalissima vite. Alquanto scocciato, decido questa volta di uscire senza acquistare nulla. Passo quindi per la corsia di uscita senza acquisti col cellulare in mano, intento a rispondere ad Andrea, al quale avevo fatto notare che purtroppo mi trovavo proprio nella situazione descritta nei suoi video e che ora l’ammortizzatore, da convergente, era diventato vistosamente divergente ed eravamo punto e a capo. Andrea suggeriva di limare un po’ la sua piastra e di togliere col flex la cornice di rinforzo sulla forcella, in modo da togliere quei due o tre millimetri di ingombro per cui la sua piastra non era stata concepita. Cellulare in mano, stavo giusto rispondendo che non mi pareva una buona idea “sflessibilare” il mio ET3 per adattarlo alla sua piastra (semmai il contrario!) ma non ho potuto completare la risposta perchè un ometto canuto, coi baffi ingialliti dalla nicotina e senza alcun segno distintivo, mi ferma dicendo che lavora per la sicurezza e vorrebbe che lo seguissi. Io ho fretta di andare dall’altra parte di Parma, dove c’è la “ROSSI GIOVANNI BULLONERIA UTENSILERIA” e so di trovare ciò che mi serve (gli faccio pubblicità volentieri e tante volte li bacerei in fronte perchè trovo sempre quanto cerco a colpo sicuro). Peccato appunto che siano dall’altra parte di Parma. Comunque dicevo, ho fretta, ma son curioso e lo seguo senza fare storie. Mi porta dietro una porta e sostiene che io abbia intascato della ferramenta. Ovviamente nego ma lui insiste, allora svuoto le tasche anteriori ma lui ormai compromesso indica le posteriori. Svuoto anche quelle e, pur sapendo che non può farlo, lo invito a perquisirmi dandogli il permesso di farlo. Ancora lui si rifiuta quindi, in evidente stallo e ormai esaurita la mia curiosità, me ne vado bestemmiando ancor più veementemente di prima.

Il montaggio dell’arretratore.

Insomma trovo la vite più lunga e installo l’arretratore scoprendo ahimè, come già anticipato, che effettivamente non è un effetto ottico, ma la cornicetta delle forcelle di tipo vecchio aggiunge quei pochi millimetri sopra che rendono l’asse dell’ammortizzatore da convergente a vistosamente divergente e quindi non risolvendo il problema per cui la piastra, secondo me, è stata ideata, ovvero mettere dritto l’ammortizzatore e conseguentemente il suo perno.

A sinistra ripropongo l’immagine senza arretratore già vista più sopra, a destra l’arretratore montato.

La soluzione suggerita da Andrea, ovvero limare la sua piastra, non è utile per due motivi:

1) il nuovo buco per inserire l’apice dell’ammortizzatore è già al limite, come si evince anche dal fatto che il suo bordo è scavato e,

2) pur tagliando il bordo di attacco dell’ammortizzatore e quindi eliminando l’uso delle 3 ranelle, il foro originale non si può spostare e quindi il nuovo foro continua a trovarsi alla medesima sbagliata distanza dallo stelo che ci porta nella situazione della foto a destra (divergenza).

Servirebbe davvero tagliare il bordino, ma credo che se acquisti un accessorio fatto per non modificare la forcella originale, non avrebbe proprio senso mettersi a tagliarla. Ma come appena scritto poco sopra, ancora la nuova posizione dell’ammortizzatore sarebbe sbagliata.

Un dubbio da verificare.

Mi viene però un dubbio che ora non posso verificare purtroppo. Se chiamiamo A1 la distanza dallo stelo al foro e B1 la distanza dal foro al bordo nella vecchia, e A2 la distanza dallo stelo al foro e B2 la distanza dal foro al bordo nella nuova, l’applicazione della piastra ci garantisce che B1=B2 ma… A1 è uguale a A2?

Andrea suggeriva inoltre di tenerla e provarla, sicuro che la nuova geometria mi avrebbe soddisfatto.

Qui servono un paio di precisazioni. La prima è che una piastra del genere non è fatta per migliorare la guidabilità e/o la risposta della sospensione (o almeno io la penso così), ma per soddisfare i paranoici come il sottoscritto, che vogliono che l’ammortizzatore lavori dritto. Siccome la mia sospensione anteriore lavora davvero bene e, dopo due controlli del perno dell’ammortizzatore a distanza di migliaia di chilometri, lo stesso risulta intonso (grazie SIP!), se la piastra non mi mette dritto l’ammortizzatore, allora è solo un qualcosa in più non necessario che posso perdere o rompere e, come diceva Enzo Ferrari o qualcun’altro che ne capiva, “quello che non c’è non si può rompere”. La seconda precisazione riguarda la sicurezza. Un conto è che le due piastre si tocchino per tutta la loro area, un altro conto è che fra loro vi siano 3 grosse ranelle e che quindi le due piastre non facciano più leva una sull’altra. Siamo certi che il grado di affidabilità sia lo stesso?

Happy ending.

Alla fine, grazie alla correttezza di Andrea Tiscione, come da lui proposto ho deciso di restituirglierlo, addirittura a sue spese. In tutta questa esperienza ho trovato dall’altra parte del telefono una persona sempre disponibile a tutte le mie domande, non certo come altri che si infastidiscono e cominciano subito a rispondere malamente se non a non rispondere proprio o addirittura a pigliarti in giro, come un altro tipo che fa accrocchi elettronici di dubbia utilità e che non merita di essere nominato.

Un suggerimento.

L’idea di Andrea è originale perchè applicata alla forcella anteriore e non mancherà di essere copiata. Sono sicuro che sulle forcelle smallframe di tipo nuovo abbia la sua utilità. Credo pure che il suo non sia stato un errore dovuto alla fretta di mettere in commercio la sua idea. Io ritengo che il vero problema sia che il punto giusto di inserzione dell’ammortizzatore per le forcelle di tipo vecchio richieda obbligatoriamente di accorciare la piastra perpendicolare saldata alla forcella, tagliandola. Una modifica davvero troppo grande.

Suggerisco quindi ad Andrea di trovare una soluzione non invasiva (ma come dico sopra, non credo ci sia) per le forcelle di tipo vecchio oppure di vendere il suo arretratore SOLO a chi ha una forcella di tipo nuovo.

Anche se questa occasione non è andata a buon fine, per la mia esperienza mi sento di raccomandare Andrea Tiscione per la sua serietà e, nel caso, non mancherò di essere nuovamente suo cliente.

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