Ci sono andato veramente (parte 2 di 2)!

The Hand of the Monkey/ Ottobre 7, 2021/ lambretta, raduni, viaggi/ 0 comments

Continuiamo il racconto del mio viaggio in Lambretta da Parma fino all’isola di Wight e ritorno, passando per la Sardegna!

Eccoci di nuovo! Prima di tutto, se vi siete persi la prima, corposa, parte di questo diario, vi metto qui sotto il link per fare un ripasso.

 

Dunque, eravamo rimasti a lunedì 31 agosto e a questo hotel economico nei pressi di Marsiglia in cui mi fanno cenare con quel tacos sommerso di patate (mal)fritte che imprudentemente decido di consumare in camera, conferendole un olezzo che mi accompagnerà fino al mattino successivo. Ah, no, non ve ne ho ancora parlato..

Mercoledì 1 settembre: Tolone – Porto Torres (traghetto)

Mi alzo e noto con indifferenza che il pacco col cibo che avevo depositato fuori dalla porta non è stato nemmeno avvicinato da qualche animale, e noto con compiacimento che il cancello della struttura è chiuso, quindi la Lambretta ha dormito sonni tranquilli. Approccio le macchinette nella piccola hall ma leggo che nessuna dà il resto, ma d’altronde io manco avevo monete a sufficienza, quindi carico la mia amata lamberta e mi dirigo verso Marsiglia.

Ma vediamo cosa ho scritto su facciabuco:

Mi godo gli ultimi 40 km di Francia. Non ci stiamo simpatici io e te, ma le tue strade e i tuoi paesaggi mi resteranno dentro.
 
.. OH, MY HEART IS ACHING
WE’RE COMING TO THE EDGE
RUNNING ON THE WATER
COMING THROUGH THE FOG
YOUR SONS AND DAUGHTERS
LET THE RIVER RUN.. cantava Carly Simon..
 
Per tutto il viaggio ho sentito molto la mancanza del bidè. Vi ho già annoiato durante il giro della Corsica su quanto ritenga barbara questa usanza di andarsene in giro col culo sporco, quindi soprassediamo.
Anche quanto male si mangi in Francia, l’ho già detto, ma ieri sera, nell’hotel vicino a Marsiglia, ho toccato uno dei punti più bassi. Mi sono fatto convincere dal padrone dell’Hotel a prendere un tacos nel loro garden estivo, così mentre bevo la famosa birra attendo il cibo. Mi fanno una bag da asporto. Appena la prendo in mano la sento bella pesante. Di solito i tacos son leggeri, penso. Faccio l’errore di portarmela in camera. Guardo nella bag, c’è un box in carta. Lo estraggo. È grande come un mattone e pesa come un mattone. Lo apro. Mi si presenta una montagna di patatine mal fritte, dolciastre e scure. Lo so perché ne ho assaggiata una. Il tacos non si vede. Prendo le microposate e comincio a rimuovere. Dal fondo estraggo qualcosa che pare un tacos e che oltre ad essere sommerso da patatine, è farcito con patatine. E un po’ di pollo. Avrei voluto dire al ragazzino che l’ha preparato che se aveva un lavoro vero oltre a questo chioschetto, che non lo lasciasse, per carità, ma la barriera linguistica mi ostacola. Ricompongo la salma e la metto fuori dall’uscio. Troppo tardi, la camera è compromessa dall’afrore.
L’indomani, cioè stamattina, alla solita domanda del padrone se tutto fosse stato ok, stampo un bel sorrisone e sfodero il mio pollice più eretto, meglio svicolare. Raggiungo una Patisserie – Boulangerie e mi prendo un pan au chocolat e una baguette con jambon cru a portèr, sulla nave mi sarà utile.
La strada per Tolone è molto carina anch’essa, come tutte le strade francesi fatte. Alterna curve fra costoni di roccia a paraboliche panoramiche, dove scopro che il circuito Paul Ricard di Le Castellet è, badabèn badabèn, a Le Castellet, che ci sto passando a fianco!
Di lì a poco sono al porto di Tolone, supero i controlli e mi piazzo al sole con la Lambretta. In realtà non che ci fosse l’opzione “ombra”.
 
Piccolo intermezzo: mi sono sempre chiesto, nel caso ci fosse un diluvio in corso o una giornata equatoriale col sole a picco, dove i motociclisti possano aspettare l’imbarco. In tutti questi anni non ho mai avuto il problema di scoprirlo, per fortuna.
 
Un traghetto più grosso di quelli a cui sono abituato mi attende per portarmi a Porto Torres. Tiziano sostiene che sto facendo più strada in traghetti che su ruota, non ha tutti i torti! 
Se posso, e questo non è il caso, cerco di evitare i traghetti diurni. È un peccato sprecare tante ore di una giornata sopra un traghetto e inoltre viaggiando di notte si risparmia sul pernotto. Al calare della sera sbarco e mi dirigo verso Sassari dove arrivo col buio. Una trentina di km piacevoli, con la temperatura ideale. Domani passo a Torralba a salutare un amico poi mi avvicino a Tortolì. Venerdì c’è il Sardegna Scooter Rally!
 

Giovedì 2 settembre: Sassari – Torralba – Orosei (150 km)

La mattina del 2 settembre parto da Sassari con calma per via del mio appuntamento col nostro socio e amico virtuale sardo, Giovanni Onida. L’obiettivo è trasformare una conoscenza virtuale in una amicizia reale e finalmente riesco a conoscerlo quando arrivo a Torralba, non troppo distante da Sassari. Dopo aver “monkeyzzato” il cartello stradale che indica l’inizio del centro abitato, mi dirigo verso il centro dove Giovanni mi aspetta al bar. Nonostante l’orario ci scappano un paio di birrette.. ed è subito mezzogiorno! Il tempo vola quando si parla di un interesse comune, il mondo che ruota attorno alla Vespa. Come ogni ambito hobbystico, attorno all’interesse comune ruotano persone sincere, simpatiche, oneste, ma anche approfittatori, affaristi o gente che non saprebbe in che modo mettersi in luce nella vita normale (ma ce n’è davvero bisogno?) e quindi cerca di catturare ammirazione e visibilità in sella ad uno scooter o guidando un furgone, vendendo fumo per amicizia e fratellanza. Parliamo di questo e di molto altro ma è ora di rimettersi in sella. Devo arrivare in Baronìa e il giorno seguente in Ogliastra!

Ieri, dopo il mio arrivo sull’isola, da Sassari sono andato verso Torralba per conoscere finalmente l’amico Giovanni Onida (il quale sa già che riceverà un grosso rimprovero da Gavino Caino). Siamo stati piacevolmente colloquio, tra un caffè e una birra, per almeno due ore, finché mi sono congedato lasciandogli un bel malloppo di adesivi da regalare..

 

Venerdì 3 settembre: Orosei – Bari Sardo – Baia di Cea (100 km)

 
OH, THE CANVAS CAN DO MIRACLES, JUST YOU WAIT AND SEE.
BELIEVE ME.. Cantava Christopher Cross.. 
 
Oggi piove, cosa abbastanza rara in Sardegna, ma questo non mi farà desistere, nel pomeriggio, dal percorrere il centinaio di chilometri che mi separano dal Sardegna Scooter Rally a Tortolì. Sono abbastanza curioso, perché provengo da un modo abbastanza tradizionalista di intendere i raduni. Sull’isola di Wight ho visto una specie di raduno “diffuso” su tutta l’isola. Certamente, c’era un epicentro all’aeroporto, però vedevi e incrociavi assembramenti ovunque, a Sandown, a Ryde o altrove. Ora mi appresto ad andare alla spiaggia di Cea, allo stabilimento balneare Mari, e Iggy Bomber mi ha detto solo “tu vieni, poi se hai fame mangi, se hai sete bevi”. Insomma, molto easy. 
 
Alla fine ho dedicato poco tempo al raduno. Purtroppo ho il difetto di bere poca birra e divertirmi di più a stomaco vuoto nella ricerca di riempirlo. Tutto ciò che viene dopo la sazietà, di solito mi porta verso il letto. Non è una questione di età, sono sempre stato così..
Quindi tra l’iscrizione al raduno e la cena, ho modo di conoscere persone come Sergio Onida, Massimo Sanna, Ignazio Dessì, Silvano Todde, ma anche molti altri che passano salutandomi, come se mi conoscessero, che è poi la cosa positiva di Facebook, cioè che la gente ti vede e magari ti riconosce. Ecco, questa cosa a me non succede mai, io non riconosco mai nessuno, come quando mi occupavo, appena arruolato a Torino, di aiutare nelle vaccinazioni di tutti gli altri 600 commilitoni e moltissimi si ricordavano di me durante il corso, benchè fossi il “piantone dell’infermeria” e non partecipassi alla normale vita di caserma e di come mi chiamo, mentre per me restavano persone anonimissime. Mi fa ancora sorridere questa cosa.. quando c’era il picco influenzale.. che partivo dall’infermeria con la valigetta del Colonnello medico piena di suppostone di tachipirina, per andare a misurare la temperatura degli ammalati e mettergli in mano il suppostone con un ghigno beffardo, e loro mi chiamavano “dottò” e non erano mica ironici, ci credevano davvero fossi medico.. hai voglia tu a dirgli che ero solamente un dottore in Scienze Naturali specializzato in Geologia Ambientale che stava in infermeria solo perchè era stato Bagnino di Salvataggio fino al giorno prima…
 
Durante tutto il mio viaggio non ho mai preso pioggia, sono stato incredibilmente fortunato e, benché il cielo sia minaccioso, non so perché ma sono positivo anche per oggi pomeriggio. Sono stato 4 anni in Sardegna per lavoro e so quanto il meteo sia scostante e variabile, lungo la costa.
Con l’arrivo a Tortolì, chiuderò idealmente il mio diario di viaggio, che non aveva alcuna pretesa se non tenere informato chi mi segue e comunicare le mie sensazioni, senza alcun’altra velleità. Ben altri sono i viaggi e i viaggiatori che meritano attenzione, per prima la mia ovviamente, dato che li seguo con piacere quando si lanciano nelle loro avventure. Ho iniziato facendo 150 km da Parma a casa, con l’ET3, nel 2014 e mi parve una impresa. Poi sono andato con Andrea Morini, Stefano Pelosi e Lorenzo Micconi a raduni molto distanti, arrivando in Toscana o in Valle d’Aosta. Abbiamo fatto tutto il giro della Sicilia con Davide Dallasta e poi mi sono buttato in solitaria con la Lambretta in sud Italia. Quest’anno, addirittura la Corsica, la Francia e l’isola di Wight. Piccoli traguardi, ma per me grandi. Alla fine, chissà perché, finisco sempre in Sardegna..
 

Sabato 11 e domenica 12 settembre: Orosei – Olbia – Parma (315 km)

Facciamo un bel salto in avanti di una settimana, che a nessuno interessa il mio sollazzo in spiaggia, e arriviamo alla vera conclusione del viaggio, che come al solito vede un traghetto in qualità di attore principale, il cartello del passo della Cisa come miglior comparsa e la foto del contachilometri davanti al garage. Mi sono impegnato a non guardarlo mai, il contachilometri parziale B, volevo sbirciarlo solo at the very end. Il display sentenzia 3600km, ma con mia sorpresa non provo alcuna sensazione particolare anzi, mi sarei girato per proseguire. La gomma posteriore è finita. Si è fatta Corsica, Sardegna e Francia, prima di andare in Inghilterra, non può davvero lamentarsi. La gomma anteriore invece mi guarda con supponenza e aspetto marmoreo.

La Lambretta è stata brava, a parte l’inconveniente al secondo giorno in Francia, ma una volta a casa tutti interi e su due ruote, diventa solo un episodio che ha aggiunto sale ad una esperienza, nel mio piccolo, straordinaria.

Penso già agli upgrade invernali al motore e a ripartire.

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